Bertolt Brecht non è un autore da poter racchiudere in un'etichetta, in un recinto dove il suo teatro, la poesia e le canzoni possano marchiarsi di una definizione enciclopedica, tanto è inquietante ed affascinante nelle sue osservazioni sagaci sul mondo e l'arte della prima metà del Novecento.
Lo spettacolo che Adriana Asti dedica al "maestro" vuole essere un omaggio alla sua arte. Uno sguardo sul "secolo breve" tra immani tragedie e nuove concezioni del mondo e dell'umanità. Un omaggio che purtroppo, nonostante la grinta che l'attrice mostra ancora in scena, si scontra con qualche ingranaggio non perfettamente oliato. Il mare è blu si compone di un repertorio vario dell'opera brechtiana e probabilmente la scelta di voler portare in scena alcuni estratti delle opere meno note piuttosto che altri, rende la visione difficoltosa e stancante. Non poco frequenti le estraniazioni in platea, dove da 'La moglie ebrea' si passava ai display dei cellulari o direttamente ai 'colpi di sonno'.
A nulla è valso l'interessante arrangiamento del Maestro Alessandro Nidi. Un vero peccato, considerando Brecht un attento conoscitore della società, una presenza di cui si sentono ancora echeggiare le grida dell'animo umano nel teatro contemporaneo, nonostante sia passato un secolo. Sarebbe stato proficuo lasciare al poeta dell'impegno, della dimostrazione, dell'allegoria, il posto conquistato e quello della carne, quello che si mescola fra la gente lasciarlo ancora sconosciuto ai più. Almeno fino a quando non ci sia più chiarezza nel messaggio da trasmettere al pubblico, perché nonostante le buone intenzioni, si è ricaduti in quel teatro ormai obsoleto che tutti, addetti a lavori e pubblico, desideriamo ormai da tempo cambiare.